In un'epoca in cui si parla tanto di business etico, di importanza di essere autentici nel proporre chi siamo o ciò che facciamo, di commercio etico e solidale, siamo sicuri di sapere veramente cosa sia l'ETICA?

Etica: questa sconosciuta

Etica: un termine semplice e contemporaneamente difficile da spiegare.

Per certi versi inflazionata e confusa con la morale e per altri versi disconosciuta o rinnegata, l’etica è quello stato di saggezza interiore che ha a che fare con la verità e la giustizia - intellettuale, spirituale e comportamentale.

Non è un concetto ma uno stato dell’essere che nasce con noi: è intrinseco e universale come la spinta alla vita e all’evoluzione.

Agire in base all’etica significa agire nel giusto ma, indaffarati nella quotidianità e assuefatti da una società rivolta più al consumismo e alla furbizia piuttosto che alla responsabilità e alla rettitudine, tutti noi troppo spesso ce ne scordiamo e ci scrolliamo di dosso quella sensazione di incoerenza e di scollamento interiore che ci allontana dalla verità.

Non c’è bisogno di entrare in massimi sistemi o perderci in esempi eclatanti: è nelle piccole cose che possiamo facilmente capire quanto distanti siamo da quell’etica interiore che è l’essenza del vivere.


Ecco un esempio facile facile che accade quotidianamente e a cui ho partecipato proprio ieri: ero a una festa di compleanno in cui la festeggiata ha ricevuto in regalo un e-reader.

Bella scelta, ho pensato subito, un regalo utile e intelligente!

La festeggiata, felicissima, ha chiesto alle amiche come funzionasse e queste, prima ancora di spiegarle come accenderlo, le hanno indicato siti pirata dove poter scaricare gratis qualsiasi libro.

Ora, capisco che i giovani hanno pochi soldi fra le mani e vogliono fare e avere il più possibile nella vita, ma perché scaricare gratis in modalità piratesca (e questo vale anche per la musica, i film e molti altri prodotti dell’ingegno) quando, oggi, con pochi euro è possibile avere accesso a biblioteche on line infinite?

Interrogate in proposito, le ragazze si sono tutte glissate velocemente tranne una che ha risposto: la cultura dovrebbe essere gratuita.

Hmmmm, certo, dovrebbe ma ancora non lo è (speriamo in futuro).

Proseguendo nel dibattito e portando la sua attenzione sull’enorme energia - intellettuale, economica, di formazione e di tempo - che spendono autori ed editori per rendere fruibile quella cultura, le ho chiesto se non reputa legittimo per costoro il poter vivere col proprio lavoro come lei col suo. La sua risposta è stata un panegirico assurdo, che non so neppur ricordare, e che conclude dicendo di sentirsi costretta a svolgere un lavoro che non le piace per potersi sostenere economicamente, mentre un autore o un artista fa quello che ama.

Ora, senza entrare in merito a diverse tematiche che si aprono su questo orizzonte - primo fra tutti la sua percezione di valore di se stessa e degli altri - vorrei portare la tua attenzione sull’etica da cui siamo partiti.

La ragazza in questione sa che non è etico scaricare gratis una qualsiasi opera (non sarebbero altrimenti pirati i siti che lo permettono) ma, per non sentire il disagio interiore che ciò provoca, sposta l’attenzione da un’altra parte e il gesto di pirateria passa in secondo piano.

Il ragionamento però fa cilecca perché non tiene conto che ciò che realmente fa è RUBARE ma, facendolo comodamente da casa e senza alcun rischio (rubare là fuori è molto più difficile e pericoloso!) le permette di attenuare un po’ la sensazione di mancata correttezza.

L’etica viene by-passata, se ne va a spasso, e piano piano viene apparentemente dimenticata.

Apparentemente, sì, perché seppur l’azione è reputata veniale e considerata “furbizia”, un costume comune per la società, per l’Essere è violenta, paragonabile a un suicidio e quindi è grave.

Ci allontana dalla giustizia in senso ampio, sottrae valore a noi stessi e agli altri, ostacola l’evoluzione propria e di tutto il sistema in cui viviamo.

Finché pensiamo che scaricare gratis (rubare) sia un atto veniale e furbesco, partecipiamo alla morte dell’etica e al perpetuarsi di una società che si muove contro e non pro l’agire secondo etica. Non lamentiamoci quindi dei governanti che abbiamo, dei soprusi cui siamo sottoposti e dell’ingiustizia in cui viviamo.

La giustizia e l’etica comincia da noi: in primis dentro di noi e poi col nostro comportamento.

Dovrebbe essere scontato ma, oggi, mi sento di dire: onore e gloria a coloro che pagano per leggere, per ascoltare musica e per vedere un film!

Sei d’accordo o no?

Mi piacerebbe conoscere la tua opinione o la tua esperienza in proposito.

Hai altri esempi che possano farci capire bene la non-etica in cui viviamo?

Sii, generosa: lascia la tua testimonianza o commento qua sotto.


Per approfondire vedi anche questo articolo che parla di educazione


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Insegnare o educare? Questo è il quesito!

Come genitore ed educatore sei chiamato a insegnare molte cose alle giovani persone a te affidate e a educarle al meglio, cosa non facile, lo so.
C’è differenza fra l’insegnare e l’educare?

  • Insegnare:

(dal latino in+segnare) significa imprimere, fissare dentro e, come genitore o educatore, trasmettere le conoscenze, i principi e i modi di vivere che ritieni validi per la sua crescita e realizzazione;

  • Educare:

(dal latino e+ducere) significa condurre fuori, fare emergere e, nel tuo impegno di genitore ed educatore, riconoscere, rispettare e sostenere la sua naturale curiosità di conoscenza intellettuale, fisica, emozionale e sentimentale, indipendentemente dalla tua cultura e inclinazione.

Quindi un’azione forgia e plasma (mette dentro quello che non c’è) e l’altra manifesta e realizza (fa emergere ciò che già c’è).
Paiono opposte e lo sono ma, nell’accompagnare tuo figlio o il tuo allievo verso la propria realizzazione, possono danzare insieme: una non esclude l’altra se l’intento è condito dal rispetto e dall’amore.
Io stessa, con questa rubrica, spero di offrirti (insegnarti) qualcosa che forse ancora non sai e di condurti (educarti) verso il riconoscimento della tua dimensione essenziale affinché, realizzandola, tu possa riconoscere quella dei giovani a te affidati. Posso farlo perché la conosco e l’ho sperimentata molte volte.
Non è possibile trasmettere ciò che non si conosce.
Se ti chiedessi di spiegarmi che profumo ha un fiore o che sapore ha un frutto o che sfumatura ha un colore sapresti farlo?
No, non puoi.
Puoi però, conoscendolo e volendolo condividere con me, farmelo sperimentare mettendomi sotto il naso quel fiore, facendomi assaggiare quel frutto e mostrandomi quel colore. Analogamente non puoi sostenere tuo figlio o il tuo allievo nel vivere la propria dimensione essenziale se non la conosci, se non la sperimenti e se non la manifesti in prima persona.

 


LE DOTI DEL GENITORE ED EDUCATORE

Come ESSERE un buon genitore ed educatore, quale bagaglio è necessario per essere un valido sostegno nell'educare e insegnare?

Consapevolezza, Etica, Rispetto, Empatia, Creatività.

Consapevolezza
  • Consapevolezza di sé innanzitutto che significa essere in contatto con se stessi e, quindi, riconoscere la propria integralità, le proprie emozioni e i propri sentimenti, i propri limiti e aspettative, i propri bisogni e desideri.
    Quando si conosce questo si può uscire dagli automatismi della personalità e creare la possibilità di AGIRE invece di RE-AGIRE di fronte alle situazioni.
    La consapevolezza, infatti, ti mantiene vigile nel presente e ti dà la possibilità di essere autentico e inedito.
Etica
  • L’autenticità sfocia naturalmente nell’Etica che segue sia i valori personali sia quelli universali. Indipendentemente dai valori che hai acquisito dalla tua famiglia, dalla società e dalla tua esperienza, ci sono valori universali che nessuno ti ha insegnato e che si riferiscono alla coscienza e allo spirito.
    Etica quindi significa agire secondo coscienza in una dimensione di rispetto e di amorevolezza che non nega, bensì arricchisce.
Rispetto
  • Il Rispetto è quindi il passo naturale successivo.
    Rispetto per sé ovviamente e, come genitore ed educatore, per il proprio figlio o allievo che, in base all’età e all’evoluzione personale, ha diritto di espressione e diversi gradi, o capacità, di apprendimento.
    Per cui è inutile, e oserei dire non etico, fare paragoni fra lui e te, fra lui e suoi fratelli o sorelle, fra lui e i suoi compagni.
    Ogni individuo è unico e irripetibile e va rispettato secondo la propria natura e il proprio livello di evoluzione.
Empatia
  • Per fare ciò è necessario ampliare una facoltà particolare che è l’Empatia, la capacità di ascoltare e di percepire l’altro nella sua interezza lasciando da parte idee e preconcetti.
    L’ascolto empatico dona quella libertà emotiva che permette una reale condivisione in cui il dialogo o l’azione sono costruttivi e creativi.
Creatività
  • La Creatività è la capacità di vedere e di rispondere, diceva Erich Fromm, ed è vero. Essere creativi non è appannaggio degli artisti e non significa stravaganza.
    Essere creativi significa relazionarsi alle situazioni con fluidità e consapevolezza lasciando da parte i suggerimenti automatici dalla personalità e, contemporaneamente, attingendo alle proprie conoscenze con autentica discriminazione e presenza.
    E non basta: essere creativi significa saper discernere il vero dal falso ed è necessario tanto, tanto impegno e io so, che se hai deciso di ESSERE genitore o educatore, sei disposto a tutto l’impegno necessario.

Spero quindi di non averti scoraggiato; detto così, pare che essere genitore sia arduo come scalare il K2 ma puoi dirmi quale cammino verso la vetta sia liscio e senza ostacoli?
Se tu fossi veramente su una montagna e volessi salire in cima, potresti pendere la funivia o assoldare uno sherpa che ti alleggerisca dal bagaglio. Purtroppo nella vita non esistono funivie e non esistono sherpa, semmai esistono guide, che pari a quelle alpine, possono indicarti la via perché hanno fatto lo stesso cammino prima di te e conoscono il percorso.

Se ti può incoraggiare, posso dirti che anche il mio è stato cosparso di insidie e di tranelli. Molte volte avrei gettato la spugna con piacere ma, se mi chiedessi di tornare quella che ero un tempo, riderei di gusto perché il senso di pienezza e di libertà che sento oggi in me vale tutta la fatica che ho fatto e non è negoziabile.

Quindi, prima di addentrarci nel labirinto dell’evoluzione, ti invito a porti una domanda:
Conosci te stesso? Sai chi sei?


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Fare il genitore e l'educatore o ESSERE genitore-educatore?

Fare il genitore, l'educatore è il lavoro più difficile che c'è e non ce lo insegna nessuno!

L’ho pensato e l’ho sentito dire tante volte da clienti, amici e conoscenti ma, in realtà, questa affermazione non è del tutto vera.

Se vuoi fare il genitore e avere un certo sostegno puoi trovare svariati corsi, libri e siti che offrono strategie di comportamento e soluzioni super valide per affrontare e superare situazioni particolari come capricci, iperattività, disturbi alimentari o del sonno, scarso apprendimento, difficoltà in caso di separazione o di lutto, e molto altro secondo la problematica che stai vivendo e secondo l’età evolutiva dei tuoi figli, allievi o clienti.

Non sminuendo tutto ciò, che in realtà è un ottimo supporto nei momenti di crisi, ma formulassimo la frase da un altro punto di vista e affermassimo:

ESSERE un genitore-educatore è il lavoro più difficile che c’è e non ce lo insegna nessuno allora questo è vero.

Da quanto ne so, non esistono scuole per diventarlo, e non perché non ci sia un certo interesse, ma perché essere un genitore-educatore non vuol dire entrare in un ruolo o svolgere un’attività.

Per essere un genitore-educatore lungimirante, autorevole e saggio bisogna essere adulti, svegli, completi, consapevoli delle proprie doti e dei propri talenti, così come dei propri automatismi e dei propri lati oscuri, al fine di comprendere e sostenere quelli dei propri figli, allievi e clienti.
In altre parole per essere un valido genitore-educatore bisogna evolversi e, se vuoi essere un caposaldo per i tuoi figli, allievi e clienti, per prima cosa devi renderti maggiormente conscio dell’influenza che tu e il tuo comportamento avete sulla loro crescita.

Quindi: prima di diventare genitori-educatori, bisogna diventare adulti ed è questo il lavoro più difficile che c’è.

Essere adulti non è proporzionale all’età che si ha.
Essere adulti significa conoscere se stessi e agire secondo etica e coerenza, con determinazione e costanza.


Oggi comincio una rubrica che ti accompagna passo dopo passo verso una maggior conoscenza di te con l’intenzione di sostenerti nel tuo percorso evolutivo al fine di essere, innanzitutto, un adulto realizzato e autonomo nel trovare le risposte che cerchi creando così la possibilità di diventare il genitore-educatore che hai sempre sognato e che vuoi essere.

Questo non perché non abbia soluzioni preconfezionate da offrirti, ma perché il mio compito, o se preferisci la mia mission, passa dal rispetto per te e per tutti gli esseri umani. Fornirti strategie di comportamento vorrebbe dire che non credo in te e nelle tue capacità, cosa che probabilmente ti sei sentito dire innumerevoli volte sia dagli altri sia da te stesso.

Io, invece, penso profondamente il contrario e cioè che tu, come ognuno, hai doti e qualità incredibili, etica personale, intelligenza intellettuale ed emotiva e tanta, tanta creatività. Devi solo conoscere i meccanismi interiori che hanno determinato la tua personalità e il tuo carattere psicosomatico per andare oltre e diventare consapevole della tua magnificenza.

Sì, hai capito bene: della tua magnificenza!

Ognuno è molto di più di ciò che pensa e, soprattutto, è molto di più del ruolo che svolge nella vita.

Il corpo e la mente con tutta la loro intelligenza e capacità immense sono solo alcune parti di te, non sono te, o meglio, non lo sono del tutto; così come non sei la tua personalità che, dotata di svariate sfaccettature, concorre nel fornirti un’immagine personale di te permettendoti di relazionarti col mondo esterno e con la società.

Chi sei veramente, e chi sono i tuoi figli, i tuoi studenti o clienti, è tutt’altra cosa e lo vedremo insieme strada facendo, ma già da ora puoi considerare la possibilità che ci sia una parte più profonda che vive in te: testimone della tua esistenza e contemporaneamente partecipe e creatrice.

Senza entrare in merito a dogmi o a credi religiosi, ma volendo guardare la vita con religiosità, ovvero con sentimento, chiamiamo questa parte più intima: Anima, Vera Natura, Natura Autentica, Natura Essenziale, Essenza... chiamala come preferisci, in fondo è solo una definizione che ci permette un discorso lineare e comprensibile. Io la chiamerò soprattutto Essenza, come fosse un aroma, un profumo che permea la vita di ognuno.

L’Essenza è la nostra natura originaria e autentica, il nucleo del nostro essere.

Ha un sapore, un colore e una fragranza. Pur essendo qualcosa di sottile e raffinato è palpabile e percepibile con tutti i nostri sensi.
L’Essenza è la parte innata dell’essere umano, (...) non si può descrivere in termini di sensazioni, emozioni e pensieri, tuttavia è nel mondo, vive in esso insieme a tutto il resto. È come l’oro nella roccia: non è la roccia ma è nella roccia. Si trova nelle sensazioni, nelle emozioni e negli eventi mentali, ma non è nessuna di queste cose. I diamanti e gli smeraldi sono nella terra, ma non sono la terra, sono qualcos’altro. Lo stesso si può dire per l’Essenza dentro di voi: non è la carne, non è le emozioni, non è i pensieri, ma è incastonata in essi, è dentro di voi come l’oro nella roccia, come la gemma nella terra. (A.H.Almaas, il Cuore di Diamante)

Ogni qualvolta ci sentiamo inadeguati, incapaci, non all’altezza della situazione e in qualche modo smarriti o, al contrario, ci sentiamo distaccati e superiori, in diritto di giudicare fatti e persone, è perché abbiamo perso la connessione con questa Natura Autentica - dotata di CORAGGIO e FIDUCIA, AMORE e COMPASSIONE, POTERE PERSONALE e GIOIA DI VIVERE e molto altro - e ci lasciamo dominare dalla personalità.

La nostra esistenza è costellata di eventi che in qualche modo abbiamo dovuto o dobbiamo affrontare e, seppur ci sforziamo di essere nel giusto, una parte di noi è sottomessa all’immagine che vogliamo avere e che vogliamo dare agli altri.
Vogliamo percepirci ed essere percepiti forti, adeguati, capaci ma, così facendo, ci conformiamo automaticamente al pensiero comune non prestando la giusta attenzione alle nostre percezioni e, spesso, nascondendo o disconoscendo emozioni, stati d’animo, sentimenti e ferite più profonde.


IL COMPITO DEL GENITORE ED EDUCATORE

Il compito del genitore e dell'educatore non è di plasmare i propri figli, allievi e clienti o di indirizzarli su cammini prestabiliti, ma di aiutarli a essere ciò che già sono sostenendoli nel trovare autonomamente il proprio scopo e la propria missione nella vita, nel fare emergere in loro talenti e qualità essenziali, contribuendo così alla loro evoluzione e a quella della generazione cui appartengono.

Se vuoi essere un genitore-educatore capace di sostenere l’Essenza di tuo figlio o allievo, essere partecipe alla sua fioritura il più possibile armonica, è importante che tu conosca innanzitutto te stesso, i tuoi meccanismi interiori e quali eventi della tua vita li hanno determinati.

Sapere che un certo comportamento dei tuoi genitori o dei tuoi educatori (per quanto mossi dall’amore o dalla buona intenzione) ha potuto creare in te determinate convinzioni limitanti, specifici tratti psicosomatici e una particolare personalità gestita e controllata da un giudice interiore onnipresente - che, vedremo, frena la tua espansione - può aiutarti a essere maggiormente responsabile del tuo comportamento di attuale o di futuro genitore ed educatore.

Conoscere i tuoi schemi interni, come e perché re-agisci in un determinato modo di fronte alle situazioni, ti porta a essere un individuo più maturo e consapevole e quindi un genitore autorevole, che è decisamente diverso dall’essere autoritario e opposto dall’essere libertario o accondiscendente.

Troppo spesso, di fronte alla difficoltà nell’educare i propri figli e allievi si tende a:
  • essere eccessivamente direttivi e imperativi seguendo schemi rigidi che probabilmente tu stesso, da bambino o da adolescente, hai considerato inadeguati o dispotici;
  • lasciar loro troppa libertà - memori delle imposizioni ricevute e desiderosi d’essere “democratici” - facendoli invece sentire abbandonati o soverchiati dalla precoce responsabilità;
  • troppo indulgenti e sentimentali nel tentativo di guidarli con amorevolezza e protezione, col risultato di farli sentire piccoli e soffocati

Essere autorevole significa agire nel giusto, capaci di fornire un solido sostegno, degni di stima e di fiducia anche nei casi di disaccordo, perché congruenti con se stessi e guidati dall’etica essenziale che è in noi, dotata di creatività e di lungimiranza.


COME DIVENTARLO?

Non sono le strategie o i consigli di un esperto che possono aiutarti a diventare un genitore-educatore autorevole, bensì sei tu, e solo tu, che puoi fare la differenza decidendo già da ora se vuoi FARE il genitore-educatore o ESSERE genitore-educatore.

Come già detto, per diventarlo devi prima conoscere te stesso.

In questo perCorso, quindi, prendiamo in esame diversi argomenti che esploreremo sia dal lato teorico e spirituale, sia pratico, con suggerimenti di indagine rispetto te stesso e i tuoi figli, allievi o clienti.

  • Esploreremo la personalità: come si è formata e perché.
  • Ci addentreremo nelle nostre convinzioni limitanti e analizzeremo diversi caratteri psicosomatici per conoscere meglio noi stessi e i nostri figli, allievi e clienti.
  • Capiremo la differenza sostanziale fra emozioni e sentimenti, bisogni e desideri, generalmente confusi e catalogati in positivi o negativi, mentre sono stati del vivere differenti. Non buoni o cattivi: semplicemente diversi e con uguale importanza. (Nella sezione Emozioni e Sentimenti trovi già alcuni articoli)
  • Scopriremo e approfondiremo l'Essenza e le sue qualità  e capiremo come e perché è difficile avere un contatto diretto con essa (nella sezione Essenza trovi già alcuni articoli a riguardo).
  • Scopriremo  il Giudice Interiore, quella voce interiore che costantemente giudica il nostro e altrui operato suggerendo comportamenti automatici, limitando creatività e capacità di resilienza (anche per questo argomento trovi già alcuni articoli nella sezione Superego).
  • E infine esploreremo alcuni stati emozionali che re-agiscono al mancato contatto con le qualità essenziali e, contemporaneamente, sono la chiave d'accesso all'Essenza.

Segui gli articoli sul sito - se vuoi riceverli nella tua casella di posta iscriviti nel riquadro qui a fianco, ma puoi anche iscriverti al gruppo fb Pane Amore e Consapevolezza dove interagire con domande, considerazioni e proposte.


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Il risvolto dell'incertezza, dell'ansia e dell'angoscia

Incertezza, ansia e angoscia sono stati d'animo scomodi, se non dolorosi. Cosa ci serve per superarli?

Quante volte ci troviamo a un bivio e non sappiamo che strada prendere? Tante!

Io stessa sto attraversando un periodo di indecisione e mi capita di svegliarmi la notte col pensiero fisso: "questa qua, no, quella là?".

Mi alzo, giro per la casa per non sentire il disagio, faccio qualcosa, leggo qualche pagina di un libro, coccolo i miei gatti, se è quasi mattina bevo un caffè... e poi comincio una nuova giornata senza pensarci più.

La notte dopo idem: "questa qua o quella là?".

DEVO FARE QUALCOSA!

Mi alzo, giro per la casa, leggo qualche pagina… ma ancora non so trovare la soluzione e faccio qualsiasi cosa pur di non sentire il disagio che, via via, sta diventando angoscia.

FAI QUALCOSA, FAI QUALCOSA, SI STA MALISSIMO QUA DENTRO! Mi suggerisce quella vocina interna onnipresente e io mi sento stupida e incapace come non mai, mentre escogito di nuovo qualcosa da fare perché non so uscire da questo impasse.

FARE, FARE, FARE! è l'imperativo del momento.

Quando il disagio, l’ansia o perfino l’angoscia, si fa strada dentro di noi, ciò che viene spontaneo è dunque FARE QUALCOSA in reazione alla scomodità dello stato d'animo che stiamo vivendo, come se l’azione - qualsiasi azione - possa risolvere il nostro stato interiore.

Sì, certo, risolvere il quesito è auspicabile ma, quando l’azione è rivolta al tentativo di superare l’ansia e non alla risoluzione del problema, allora è una bella gatta da pelare: invece di AGIRE REAGIAMO e questo non ci fa stare meglio.

Ma c’è un risvolto interessante. 

Per quanto scomodi o dolorosi, il disagio, l’ansia e l’angoscia (a modo loro) ci stanno  mostrando una parte di noi che non sappiamo né vedere né percepire e tantomeno agire: quella parte che ci sosterrebbe nel prendere quella dannata decisione. 

Quella giusta? Non si sa, comunque una presa di posizione che mi farà AGIRE invece di RE-AGIRE.

Quindi? Quindi lo stato d’animo che stiamo vivendo è l’espediente che il nostro sistema interno usa per dirci: SVEGLIA! ma, essendo una situazione scomodissima, cerchiamo di allontanarla il più presto possibile e, segretamente, ci arrabbiamo con noi giudicandoci per la nostra momentanea incapacità.

Il giudizio si fa spazio dentro noi e l’immobilità diventa totale, per cui la notte successiva ci risvegliamo di nuovo: "questa qua o quella la?".

Questa parte che non contattiamo è una particolare qualità essenziale racchiusa nel nostro autentico essere: LA FORZA.

E’ uno stato essenziale che ci permette di percepire ed agire il coraggio e la capacità di seguire una strada - la nostra! - che può essere sbagliata per gli altri, o la più facile perché abbiamo poco tempo, o la più impegnativa perché ci piacciono le sfide.

Qualunque sia: quella giusta per noi!

Eppure, indecisi fin dall’inizio, il GIUDIZIOsia interno sia esterno, ci frena e ci congela ma continua a martellarci: "questa qua o quella là? SVEGLIA SVEGLIA! FAI QUALCOSA O SEI UN FALLITO!".

Invece di accedere alla Forza necessaria, soccombiamo al giudizio che, impastandoci ancor più nell’indecisione, ci paralizza e ci fa sentire stupidi o inadeguati, incapaci o sbagliati.

Per uscire da questo nuovo stato d’animo prendiamo quindi quella maledettissima decisione che, probabilmente, sarà quella orientata al quieto vivere, quella che ci farà sentire adeguati e giusti ai nostri occhi e agli occhi degli altri.

Ora ti chiedo: qual’è il giudizio che temi di più?

Il tuo o quello degli altri? C’è differenza fra i due?

Mi piacerebbe sapere la tua risposta che puoi aggiungere qua sotto, ma torniamo alla FORZA e a ciò che in realtà puoi fare per attivarla e per attingervi.

Innanzitutto armati di una buona dose di sincerità e di autenticità e chiediti:

mi capita spesso non saper scegliere o sto attraversando un momento di particolare fragilità?

Quando hai raggiunto una certa tranquillità interiore, comincia la tua auto-esplorazione:

Probabilmente, a un certo punto, sentirai sorgere in te rabbia o scoraggiamento. Apriti all'emozione che si presenta, ora.

Stai lì, non cercare di sfuggire, altrimenti il tuo giudice interiore ti farà sentire un fallimento e l'indecisione da cui sei partita sarà ancora più grande!

Ora riapri gli occhi e sgranchisciti un po'. Prendi un quaderno e scrivi a rotta di collo tutto ciò che pensi, che provi: tutta la tua rabbia o tutto il tuo sconforto. Libera il sistema da tutto questo e piano piano sentirai uno stato interiore nuovo nascere in te e che, molto simile alla rabbia, ti fa sentire forte e decisa.

Questa forza è la reale Forza che ti occorre e che ti farà prendere la giusta decisione. Non dovrai più scervellarti su cosa FARE: lo FARAI perché sai cosa VUOI e come OTTENERLO.

Provare per credere!...  anzi, sai che ti dico? Ora lo faccio anch'io!

 


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Per lasciar indietro qualcosa dobbiamo attraversarlo. Spesso dico che la via d'uscita è la stessa dell'entrata, ovvero: se vuoi lasciarti dietro la sofferenza, bisogna entraci.
Claudio Naranjo
Sì, purtroppo non c'è via d'uscita: per superare la sofferenza bisogna entrarci.
Lo so per certo ma c'è molto di più.
Per uscirne veramente c'è bisogno del perdono e voglio spiegartelo attraverso la mia personale testimonianza.
 
Da un po' di tempo vivo una certa sofferenza condita da un senso di ingiustizia e di falsità, per una diatriba col proprietario della casa che abito.
Per giorni e giorni l'ho accusato sentendomi vittima al 100%. Ho perfino ingaggiato un avvocato, cosa che non avrei mai pensato di fare nella mia vita, col risultato di aggiungere amarezza a quella già scomoda sofferenza.
Avrei potuto aspettare l'esito di quella che ora è una disputa fra avvocati, ma il mal di stomaco è tale che ho dovuto trovare una strada alternativa.
Che fare?
"Io quella sofferenza non la voglio! E' colpa sua!" ho pensato per lungo tempo.
Ma la sofferenza c'è, c***o!
Quindi?
Quindi devo smazzarmela da sola - gli avvocati facciano il loro giochino ma io da qua voglio spostarmi il più presto possibile.
 
- Ho cominciato col non porre più resistenza al malessere generale
- Poi ho proseguito con una bella catarsi per far uscire tutta la rabbia e l'amarezza.
- Poi ho elencato tutte le SUE responsabilità (e non colpe!)- e per il mio ego è stato come andare in carrozza: molto soddisfatto, lui.
- Poi ho analizzato le MIE responsabilità - e non è stato un viaggio simpatico, te lo assicuro - il mio super-ego era ancor più soddisfatto del suo "allievo".
 
Stavo attraversando tutto quanto, ma il giudizio era ancora là e la sofferenza presente presentissima!
Ok, non potevo più scappare.
 
Sapevo che a Verona c'era una giornata sul perdono, ho sentito un fremito: PERDONO???? Lui non merita il mio perdono, è lui che lo deve a me!
Oh, mamma, non mi ero spostata di un passo da quel giudizio.
Sentivo molte resistenze a quel perdono ma, nonostante tutto, ho detto sì.
Sono andata a quell'incontro.
In diversi passaggi mi è stato chiesto
- di perdonarlo per la sua arroganza, superficialità ecc.ecc.
- poi di chiedergli perdono per il mio risentimento, giudizio ecc.ecc.
- e infine - rullo di tamburi - di ringraziarlo e di amarlo così com'è.
GULP!
Impegnativo, non c'è che dire!
 
Risultato:
ho potuto vedere col dovuto distacco le frustrazioni dell'ego di entrambi
ho potuto risalire da quel fondo melmoso di sofferenza e rilassarmi
ho potuto contattare una delle qualità dell'Essere che è l'Amore Compassionevole
ho potuto guardare avanti e tirarmi su le maniche
ho potuto smettere di sentirmi vittima e di ritrovare leggerezza e creatività
ho potuto scrivere questa testimonianza senza perdere la faccia perché anch'io, come tutti, attraverso la vita e tutte le sue contraddizioni.
 
Concludendo: ringrazio Naranjo per la sua affermazione che condivido pienamente ma ringrazio ancor di più Elena Bianchi e Loris Pierini per avermi accompagnata in questo viaggio verso l'amore che, come condivido anch'io, ha in sé la capacità del perdono.
Ciò che ho appreso è che fino ad ora il perdono, per me, era arrivato con naturalezza e spontaneità, indipendentemente dal mio volere. Non avevo ancora sperimentato la possibilità di crearlo con forza e determinazione.
 
Morale della favola: non si è mai finito di imparare!
 
Credits:
- l'affermazione di Naranjo è presa dal libro "Amore, Conoscenza e Psicoterapia"
- Elena e Loris conducono il seminario I 7 passi del Perdono in giro per l'Italia.
- La giornata cui ho partecipato è stata al Centro Stella Academy di Verona

Il Tesoro sei tu

Arriva un momento nella vita di ognuno in cui affiora un richiamo verso se stessi, un anelito verso qualcosa di altro e alto rispetto la quotidianità.

Ci si domanda “Chi sono?” oltre i miei pensieri, le mie azioni i miei desideri e le mie aspettative.

Sono uomo o donna, figlio o figlia, madre o padre, fratello o sorella, moglie o marito; nella vita sono questo o quello; sono un essere intelligente e senziente, sono giovane o vecchio, sono…

Chi sono veramente?

Se diamo ascolto a questa domanda esistenziale è possibile aprire uno spazio di presenza autentica in cui realizzare il primo e ultimo, reale, scopo essenziale ed esistenziale. In poche parole sei a un passo dal tesoro.

Ma la mappa chi ce l'ha, dove sta?

Facciamo un passo indietro.

Il tesoro, te lo dico subito, sei tu nella tua Essenza, quella parte più intima e autentica che si esprime attraverso il sentimento. Qualcuno la chiama anima, altri spirito, altri Vera Natura: tu chiamala come vuoi, non fermarti al linguaggio che, in ogni caso, è limitato e scarno rispetto alla grandiosità che sei.

Gioia, Forza, Volontà, Pace e Amore sono le sue principali qualità che si esprimono con coraggio, fiducia, entusiasmo e dinamicità, infondendo capacità immense di godere la vita in tutti i suoi aspetti e forme.

Se stai attraversando un momento difficile, e credi di averle perse, permettimi di correggerti: nessuno le perde, nemmeno tu. Devi, o meglio puoi, semplicemente ricordarle.

Sono doti di ogni essere umano: la reale sostanza di cui siamo fatti.

E’ vero, purtroppo la maggior parte degli esseri umani non sono stati sostenuti al consolidamento dell’Essenza al punto di non conoscerla affatto.

L’educazione, purtroppo, verte principalmente sul farci diventare ciò che la società si aspetta e non lascia molto spazio alla nostra sfera più intima e profonda.

Fin dall’infanzia impariamo ad affrontare gli eventi rispondendo alle aspettative altrui: inizialmente a quelle di mamma e papà e poi a quelle dei maestri, degli amici, dei partner ecc. ecc. in cambio di amore e di riconoscimento. Non ci soffermiamo a chiederci: “cosa realmente voglio?”.

Rispondiamo come ci è stato insegnato per assicurarci un certo senso di valore e di appartenenza.

Eppure, per quasi tutti, arriva il momento in cui ci si chiede: Chi sono io, cosa voglio veramente?

Quando compare questa domanda esistenziale può essere che:

Ascoltare e seguire questo richiamo crea la possibilità di un enorme espansione interiore che ci permette di vivere pienamente la grandiosità che siamo.

Sì, hai capito bene: noi, io, tu siamo grandiosi oltre ogni limite.

Purtroppo la vita spesso boicotta questa verità facendoci dubitare, portandoci nello sforzo di essere ciò che la società si aspetta da noi a discapito di ciò che già siamo per diritto di nascita ma, se senti - o hai sentito in passato - questo richiamo, allora sei già a buon punto verso la tua realizzazione.

L’Essenza è la nostra parte più autentica e vera: la natura stessa di cui siamo fatti.

Può essere paragonata a una pietra preziosa, a un diamante purissimo fatto di molteplici sfaccettare. Ogni sfaccettatura è una sua qualità intrinseca e riflette luce, colori e sentimenti: dimensioni dell’Essere ben precisi che, insieme, costituiscono l’unità e unicità del diamante.

Come accennato sopra, le sue qualità primarie sono: Gioia, Forza, Volontà, Pace e Amore.

La Gioia Essenziale

si manifesta con leggerezza e profondità insieme. É uno stato dell’essere di totale espansione e di appartenenza alla vita. L’hai provato, son sicura: è quel sentimento di piacevolezza e di appagamento che puoi aver sperimentato di fronte alla natura, a un bimbo, alla persona amata. Non ha bisogno di effetti speciali: è una percezione di morbidezza e di calore diffuso in tutti i tuoi sensi.
Alcune sue caratteristiche sono: curiosità, vitalità, appagamento, creatività, innocenza, desiderio puro e libertà, dolcezza e spontaneità.

La Forza Essenziale

dona un senso di grandiosità e di potere personale. É vivere con passione e intensità ogni aspetto della vita. É l’energia vitale, la capacità di realizzare se stessi e di mostrarsi al mondo in totale rilassamento e autenticità. Dona la facoltà di percorrere la propria strada e di seguire il proprio intuito.
Alcune sue caratteristiche sono: coraggio, espansione, sensualità, potere personale e calore diffuso in tutto il corpo accompagnato da un senso orgasmico della vita.

La Volontà Essenziale

dona la determinazione a realizzare i propri desideri e l’impegno nel voler conoscere ciò che è vero. É la fiducia e la capacità di sostenere se stessi seguendo l’etica universale che governa tutta l’esistenza. Sostiene il proprio valore intrinseco, la libertà e l’individualità dell’essere. Nella tradizione Sufi è paragonata a un cammello che attraversa il deserto con determinazione e impegno.
Alcune sue caratteristiche sono: dignità, integrità, autostima, fiducia, giustizia e solidità interiore, radicamento e celebrazione della verità innanzitutto.

La Pace Essenziale

dona chiarezza di intenti, un tipo di consapevolezza squisitamente viva e lucente. Paradossalmente nella tradizione Sufi ha il colore nero: come una notte stellata, come un mantello di seta cangiante, luminoso e morbido, avvolgente. Dona calma, immobilità e tranquillità assolute. É sentirsi allineati a ciò che accade qui e ora, in totale naturalezza ed espansione.
Alcune sue caratteristiche sono: un senso di profondità ed appartenenza, un vuoto che è pura percezione di pace interiore, senso del mistero e maestosità. Intuizione, chiarezza mentale e assenza di paura. Una gentilezza discreta e grazia infinita.

L’Amore Essenziale

è pura compassione, che non significa aver pietà, ma com-prendere ogni cosa. Dona la capacità di perdonare gli altri e soprattutto se stessi. É considerato la Guida del Diamante, una guida interiore che infonde gentilezza e dolcezza immensa. É la reale capacità di essere empatici e amorevoli. Sostiene il proprio anelito verso il divino. Quando si apre lo spazio dell’autentico amore, crolla il bisogno dell’altro e nasce invece il desiderio di autentica condivisione di sé.
Alcune sue caratteristiche sono: amore gentile, empatia, amicizia e pazienza, rispetto, apertura a ogni sfida, perdono e umiltà.

Con questo stato di grazia finale, concludo questo articolo.

Non ti piacerebbe vivere in questo stato e dimensione? Credi sia impossibile?

Lascia che ti dica che è possibilissimo!

L’Essenza, seppur in qualche modo dimenticata o lasciata in sordina, è sempre lì con te.

L’ho già detto: è la natura di cui siamo fatti: non è di questo mondo o di questo corpo eppure vive nel mondo attraverso il nostro corpo.

Per cui è lì che bisogna cercare: nelle espressioni fisiche, mentali, emozionali e sentimentali.

La mappa del tesoro sei tu!

Nelle sedute di counseling che offro nel mio studio, nei gruppi e nei laboratori che organizzo, cerchiamo di raggiungere questo stato di autenticità e chiarezza per poter affrontare qualsiasi sfida ci offra la vita.


Ho già scritto diverse volte riguardo questi argomenti, con parole uguali o diverse. Ho voluto riproporre questo tema per coloro che approdano ora su questo blog. Benvenuti!


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Indira Marcella Valdameri

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